Chi era Luigi

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Figlio dell’impresario edile Francesco e di Maria Bricchi, nacque a Fiorenzuola d’Arda (Piacenza) il 4 ottobre 1920, compì gli studi elementari e medi nel suo paese natio, completandoli col conseguimento del diploma di insegnante elementare presso l’Istituto Magistrale di Parma. A vent’anni aveva già fatto le sue scelte ideologiche e, in un periodo in cui poteva essere pericoloso, si era iscritto ad una Associazione democratica in opposizione al regime del tempo.

Nel 1940, al momento dello scoppio della guerra, era appena stato assunto come impiegato nell’Ufficio delle imposte dirette, in precedenza aveva insegnato,  in qualità di supplente temporaneo, nelle scuole elementari del suo paese.

Nel gennaio 1941 venne chiamato alle armi, frequentò il corso di specializzazione per Ufficiali di reparti corazzati a Bologna e, risultato primo in graduatoria, venne assegnato ad un Battaglione del 233° Reggimento carristi di Parma, dove svolse il periodo di Ufficiale di prima nomina. In seguito chiese di far parte di un’unità operativa e di essere inviato al fronte in Sicilia, la sua richiesta venne esaudita e fu assegnato al IV  Battaglione Carri di supporto alla 6° Armata italiana della Divisione “Livorno”.

Il 12 luglio 1943, qualche giorno dopo lo sbarco Alleato a Licata, Luigi Scapuzzi, si trovava con la sua Compagnia Carri semoventi 47/32 al Bivio Gigliotto nei pressi di San Michele di Ganzaria, qui, dopo un furioso combattimento il suo comandante venne fatto prigioniero dai soldati americani e lui quale vice-comandante assunse la responsabilità delle operazioni di guerra trovandosi subito a suo agio in questo nuovo ruolo.

Seguendo gli ordini del Comando della Divisione “Livorno”, la Compagnia Carri comandata dallo Scapuzzi si accampò in territorio di Assoro e Leonforte lungo la linea difensiva tedesca centro-orientale.

E quando, la notte del 21 luglio 1943, il gruppo “Ens” della Divisione tedesca Silizien respingeva le truppe canadesi e contrattaccava per difendere il possesso della strada Leonforte-Nissoria, il piccolo semovente italiano condotto dal sottotenente Scapuzzi  proteggeva il ripiegamento del reparto tedesco, ma finite le munizioni continuò la sua missione ergendosi fuori dal carro armato continuando a sparare col mitra finché, lungo la strada che porta a Nissoria (di fronte alla casa Ricifari), non venne colpito al petto mortalmente.

Temporaneamente venne sepolto in una campagna di contrada Sant’Elena nelle vicinanze del luogo in cui è stato ucciso, insieme a quattro soldati tedeschi trucidati nonostante avessero alzato bandiera bianca. In seguito venne inumato nel cimitero di Leonforte nella collina riservata ai Caduti in guerra, qui riposò fino a quando (1948) i suoi genitori ne riportarono la salma a Fiorenzuola dove tuttora  riposa nella cappella di famiglia.

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